Palagi e Bundu (SPC): "Proroga per l'occupazione di suolo pubblico: nessuna voglia di capire cosa serve e cosa funziona"

"Una decisione dal sapore di vuoto automatismo, che sembra più attenta agli aspetti simbolici che alla sostanza. In questa situazione sarebbe importante costruire un dibattito pubblico consapevole e informato"

Queste le dichiarazioni di Dmitrij Palagi e Antonella Bundu - Sinistra Progetto Comune

"Avevamo proposto in Consiglio comunale che si effettuasse una verifica per il nuovo Regolamento dedicato all'occupazione straordinaria di suolo pubblico, gratuita e correlata all'emergenza Covid-19. L'avevamo immaginata a metà agosto, per poter valutare la scontata proroga di ottobre con degli elementi precisi di informazione. Quella richiesta è stata bocciata ed ecco che anche tutto il 2020 vedrà l'estensione di uno strumento pensato, o almeno presentato, come "temporaneo".

Nel frattempo si spera di poter vedere le divise nelle strade, con funzioni educative (almeno è quanto ha dichiarato il Sindaco), con una perversa comunicazione sul modello di socialità che si immagina necessario per preservare la salute pubblica. Da una parte tutto sembra dover puntare a tornare a come era, dall'altra si criminalizzano i comportamenti individuali e si attribuisce all'irresponsabilità della cittadinanza l'acuirsi dell'emergenza.

Capiamo che le nuove misure prese dal Governo stiano mettendo in ulteriore difficoltà gli esercizi e non abbiamo mai avuto nessuna pregiudiziale sull'opportunità di vedere le piazze e le strade vissute. Abbiamo anche chiesto di immaginare soluzioni che non guardassero solo al consumo, ma immaginassero possibilità di socialità fuori dal mercato, ricercando un equilibrio con i diversi bisogni (a partire dal diritto a riposare). 

Ricordiamo la seduta in cui fu approvato il regolamento prorogato. Una bruttissima pagina, in cui la maggioranza scelse di ignorare sistematicamente tutte le proposte delle opposizioni. Inutile che la Giunta passi dal Consiglio comunale se poi deve umiliarlo così, rendendo anche più povero il dibattito pubblico". (fdr)

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