Palagi e Bundu (SPC): "Chi lavora nel sociale in appalto chiede e pratica partecipazione: il Comune risponde con il silenzio"

"La peggiore risposta alle classi lavoratrici che dimostrano interesse per la loro professione è il silenzio. Specialmente in un periodo di pandemia, che dovrebbe spingerci a ripensare la società, con maggiori relazioni a tutti i livelli. Non ha senso contrapporre l'Assemblea alle organizzazioni sindacali. Il mondo del lavoro non va diviso, ma ascoltato"

Queste le dichiarazioni di Dmitrij Palagi e Antonella Bundu - Sinistra Progetto Comune

"L'Assemblea autoconvocata delle lavoratrici e dei lavoratori del sociale ha presentato da alcune settimane una serie di richieste in merito ad alcune linee guida per il capitolato del nuovo appalto del servizio educativo domiciliare, al fine di individuare un’interlocuzione positiva con il personale chiamato a svolgere un servizio centrale per il territorio cittadino. Abbiamo quindi provveduto a chiedere conto della risposta della Giunta con un question time. Ci è stato invece detto che sono già presenti dei tavoli istituzionali con le organizzazioni sindacali, quindi non si vuol prendere in considerazione la voce di una realtà autorganizzata e partecipata. Il silenzio delle istituzioni, in piena pandemia, è davvero la peggior risposta. In una situazione del genere confrontarsi in modi non abituali può essere utile e un'opportunità, senza per questo rinnegare nessun altro canale.

Non serviva aprire un nuovo tavolo, anche solo un minimo di cortesia avrebbe dovuto spingere a dare un riscontro, specie in un caso come questo, con lavoratrici e lavoratori che si sono organizzati e hanno avanzato proposte specifiche anche sul piano tecnico. Ogni forma di partecipazione andrebbe sostenuta, specialmente nel mondo del lavoro. Ringraziamo le lavoratrici e i lavoratori che hanno fatto emergere queste tematiche e ci teniamo a scusarci - almeno noi - per non aver ottenuto risposte precise.

Chiediamo all'Assessora di cambiare idea e relazionarsi con chi porta avanti un servizio fondamentale per il nostro territorio.

Ricordiamo le loro richieste qui sotto.

- La creazione di spazi multifunzionali di condivisione della classe lavoratrice, tanto per aspetti organizzativi quanto per istituire momenti di confronto, tra chi opera e verso l'utenza, con finalità anche aggregative;

- L'individuazione di un orario fisso – con tetto massimo di 32 ore lavorative, di cui 20-25 di frontale – con un ruolo centrale dell’educatore o dell’educatrice sulla gestione dello stesso;

- La ricerca di una omogeneità dell’ambito territoriale di intervento, lasciando la possibilità a chi opera di fare richiesta diversa;

- Includere l'orario di viaggio degli spostamenti in quello lavorativo, prevedendo soluzioni di rimborso per gli spostamenti e la possibilità di permessi di sosta per gli orari di interventi;

- Incentivare l'uso di mezzi di trasporto a basso impatto ambientale, con un rimborso per gli spostamenti forfettario, nel caso di questo tipo di soluzioni;

- Continuità del servizio senza interruzioni per tutto l'anno, utilizzando gli spazi succitati per svolgere le attività lavorative a distanza;

- L’agevolazione per accedere a servizi pubblici – prevedendo agevolazioni per quelli privati - in ambito sportivo (o per altre realtà simili);

- L'individuazione di spazi in cui svolgere il Servizio dei Piccoli Gruppi, che siano adeguati per le attività da svolgere;

- Prevedere un percorso che porti all’internalizzazione della figura degli educatori e delle educatrici domiciliari, riconoscendo l’esperienza lavorativa di chi già opera nel settore, nel rispetto del quadro normativo. 

(fdr)

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