Queste le dichiarazioni della capogruppo di Firenze Democratica, Cecilia Del Re:
“Ringraziamo il presidente del consiglio comunale e la commissione 7 per questo importante atto votato oggi dal consiglio, che abbiamo sostenuto e condiviso fin dall’inizio.
Sapete poi come il nostro gruppo consiliare abbia rimarcato l’importanza di premi conferiti dal consiglio comunale, ovvero dalla rappresentanza dei cittadini, e non per decisione unilaterale del sindaco.
Bello e importante è dunque questo riconoscimento che viene tributato oggi a Mario Primicerio, che salutiamo e che ci auguriamo possa rimettersi al più presto. Mario Primicerio è stato non solo Sindaco di Firenze dal 1995 al 1999 e autorevole scienziato, ma soprattutto uomo di pace.
L’impegno per la pace contraddistingue tutta la sua vita, fin da quando, molto giovane, segue Giorgio La Pira nelle tante iniziative per l’unità dei Popoli che il “Sindaco Santo” promuove, rendendo Firenze punto di riferimento del dialogo tra popoli, città e persone e nella costruzione di ponti e abbattimento di muri. Uno dei grandi insegnamenti che Primicerio raccoglie da La Pira è quello che, accanto alle riflessioni culturali, è necessaria però la concretezza delle azioni, e a dimostrazione di ciò non possiamo non ricordare il viaggio di La Pira e Primicerio nel 1965 in Vietnam, raccontato dettagliatamente nei diari di quei giorni redatti da Primicerio stesso. L’obiettivo del viaggio era quello di trovare una soluzione politica negoziata per arrivare alla pace, e fu sull’ipotesi che lo stesso Primicerio portò personalmente a New York che si basarono gli accordi di pace di 8 anni più tardi.
Concretezza, lungimiranza e coraggio hanno contraddistinto l’attività politica di Primicerio: come Sindaco ha posto le basi, dal punto di vista infrastrutturale, alla Firenze di oggi; in quei 4 anni presero il via il delle linee tamviarie e dell’Alta Velocità, a dimostrazione di una visione dello sviluppo della città che va oltre il consenso immediato.
Da non dimenticare che la sua candidatura nacque dalla cosiddetta “Convenzione democratica”, prima vera esperienza di apertura della politica alla società civile. Quella Convenzione fu esempio vero e partecipato di un grande dibattito che si tenne a Firenze per molti mesi, e che vide protagonisti gli allora partiti di sinistra e il quel ricco mondo sociale laico e cattolico molto attivo in città, con la presenza di autorevoli garanti che evitarono accordi “sottobanco” e che portò ad un primo modello di primarie: Primicerio fu infatti il più votato tra una rosa di 8 candidati. Così commentò Primicerio all’indomani della sua elezione a candidato Sindaco: "Abbiamo la certezza che una nuova fase è iniziata. Firenze - commenta Primicerio - attraversa una fase di crisi a tutti i livelli e la nostra scommessa è quella di precisare l'identità della città. Con la Convenzione democratica abbiamo sperimentato un nuovo modo di fare politica, è stata una specie di rivoluzione copernicana e al centro abbiamo messo la gente comune e i programmi. La Convenzione ha ormai un carattere di irreversibilità, deve diventare un soggetto politico autonomo".
Quella stagione politica fu molto stimolante ed entusiasmante per la città, perché fu di vera partecipazione da parte di tutta la società civile.
Oggi purtoppo, la situazione è molto cambiata, anche nella nostra Firenze, come disse lo stesso Primicerio in occasione dell’incontro di Papa Francesco con le realtà associative intitolate a Giorgio La Pira nel 2018: “Sono infatti questi tempi in cui si innalzano i muri dell'egoismo invece di costruire i ponti del negoziato, del dialogo, della condivisione; tempi in cui si alimentano le paure invece di coltivare la speranza; in cui si svilisce il ruolo della politica vissuta come strumento di dominio invece che di servizio”.
Grazie, allora, a Mario Primicerio, per il suo esempio e la sua concretezza. Per la sua umiltà, per la cura con cui ci viene narrato rileggesse le delibere, per quella politica di servizio e non di dominio di cui è stato interprete. Per le azioni concrete per la pace che da Firenze fece partire, e di cui anche oggi ci sarebbe tanto bisogno”. (s.spa.)