“Lo scorso anno, poco dopo il colpo di Stato in Myanmar, la Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione si espresse su un atto di indirizzo che esprimeva con forza la propria preoccupazione per il destino di quel Paese, ad un anno di distanza – spiega la presidente Donata Bianchi – la situazione è precipitata, è sempre più drammatica per le forze di opposizione, gli attivisti per i diritti umani e la popolazione civile.
Le organizzazioni locali e internazionali per i diritti umani denunciano costanti violazioni, da arresti di massa alle esecuzioni capitali degli oppositori politici.
Secondo i gruppi per i diritti umani, l’esercito della giunta militare avrebbe collocato mine dentro e vicino ai villaggi, mine che hanno mutilato o ucciso almeno 115 bambini da quando la giunta militare ha preso il potere l'anno scorso. La BBC ha riportato le testimonianze di sei militari che hanno deciso di disertare per non essere più responsabili delle orribili violenze che sono stati costretti a commettere. Le interviste riportano eventi terribili come torture, violenze sessuali ed esecuzioni di civili, uomini donne, bambini e bambine.
Qualche giorno fa, la Giunta militare ha ucciso quattro attivisti democratici, un’esecuzione fortemente condannata dall’ONU.
La Relatrice indipendente per i diritti umani delle Nazioni Unite per il Myanmar ha chiesto una forte risposta internazionale dopo le esecuzioni dei quattro attivisti. In una dichiarazione rilasciata più tardi nella giornata, Michelle Bachelet si è detta “sgomentata” dal fatto che, nonostante gli appelli provenienti da tutto il mondo, i leader militari siano andati avanti senza “alcun riguardo” per il diritto internazionale.
La Relatrice Bachelet – prosegue la presidente della Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione Donata Bianchi – ha chiesto l’immediato rilascio di tutti i prigionieri politici e degli altri attivisti detenuti arbitrariamente, esortando il paese a ripristinare la moratoria sull'uso della pena di morte. Le esecuzioni sono state eseguite nonostante le richieste di clemenza in tutto il mondo per i quattro uomini, compresi gli esperti delle Nazioni Unite e della Cambogia, che detiene la presidenza di turno dell'Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN).
Uno degli attivisti uccisi, Kyaw Min Yu, conosciuto come Ko Jimmy, era molto noto anche in Italia – conclude la presidente Donata Bianchi – per le relazioni con l’associazione per l’amicizia Italia Birmania, Ko Jimmy era uno dei leader dell’88 Generation Students Group, attivisti di una fallita rivolta popolare del 1988 contro il governo militare”. (s.spa.)