Fondo per la rinascita di Firenze

Firenze ha bisogno del mondo perché il mondo ha ancora bisogno di Firenze

Firenze sembra risvegliata dal sonno della pandemia da Covid-19 come un bellissimo animale dopo un evento che ha visto il mondo cambiare intorno alla città e ai suoi abitanti.
La vita sta cercando di riprendere il suo corso e lo fa animata da tensioni opposte: ritornare a prima del virus ma anche cambiare tutte le realtà delle quali questa crisi ci ha mostrato i limiti. La pandemia ha causato infatti una crisi socio-economica molto profonda che continua a produrre i suoi effetti in Italia e a Firenze.
Le settimane alle nostre spalle e quelle che abbiamo davanti sono le più dure e inedite mai vissute perché l’epidemia sanitaria si sta trasformando in un’epidemia sociale, economica e lavorativa.
E’ come se oggi Firenze vivesse una seconda alluvione, quella del 1966. Oggi come allora si contano le aziende chiuse, le fabbriche in crisi, i negozi con i bandoni abbassati, i disoccupati, i morti. Oggi, come allora, i riflettori delle tv e dei giornali di tutto il mondo si sono accesi sulla nostra città per raccontare l’angoscia, la rabbia, la disperazione di una città, patrimonio dell’umanità. Allora il nemico era visibile: l’acqua fangosa e la furia del fiume. Oggi il nemico è più subdolo e pericoloso: è un virus di cui non abbiamo ancora il vaccino e la cui evoluzione non è ancora certa.
Stiamo lavorando perché Firenze possa tornare a rivivere con la consapevolezza che il suo vero talento è quello di essere sempre stata una città contemporanea e resiliente, capace di nascere di nuovo dalle macerie delle sue difficoltà, mettendo a frutto il suo essere destinataria di un amore universale e sconfinato. E’sempre stato così e così sarà anche questa volta.

Oggi, come allora, qualcuno parla di una città caduta in una decadenza; il Sindaco dell’alluvione, Piero Bargellini disse dopo il terribile evento “la decadenza di Firenze stava diventando il tema caro specialmente ai decadenti, a coloro cioè che rimpiangono sempre le cose passate e, simili a presbiti, non scorgono le cose presenti. Perciò quando il 4 novembre 1966 l’Arno la invase formando un lago lungo 15 chilometri, largo 5 e profondo quasi 9 metri, si credette che i suoi 500 mila metri cubi di fango dovessero formare la coltre funebre della città morta. Firenze, invece non era morta ma soltanto tramortita. Risorse, per virtù dei suoi cittadini […] e per generosità di tutto il mondo che accorse in suo aiuto”.

Per questo abbiamo bisogno nuovamente di rivolgerci al mondo intero: Firenze ha bisogno del mondo perché il mondo ha ancora bisogno di Firenze.

Abbiamo bisogno di tutti, abbiamo bisogno di te!

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