Scomparsa Paolo Coccheri, il ricordo del consigliere PD Stefano Di Puccio

“Il mio maestro di generosità”

“La scomparsa di Paolo Coccheri mi ha colpito profondamente. Era stato mio insegnante All’ISEF – ricorda il consigliere del Partito Democratico Stefano Di Puccio – ma mi ha insegnato tanto, tanto di più dopo, all’università della vita. Siamo stati anche allievi del Maestro Orazio Costa. È stato il mio mentore. Le mie prime mozioni politiche, che ho presentato in Palazzo Vecchio, me le ha suggerite lui come la cittadinanza onoraria al direttore d’orchestra Seiji Ozawa che poi regalò uno storico concerto alla città in occasione della pedonalizzazione di piazza Duomo o la targa per ricordare Orazio Costa che fu apposta al Teatro La Pergola. Un modo anche per ringraziare il Maestro che aveva donato la sua preziosa biblioteca al Teatro.

Fu don Cubattoli, conosciuto da tutti come “don Cuba”, il cappellano del carcere, a farmi conoscere Paolo Coccheri. Volevo organizzare un pranzo, sotto Natale, per i diseredati della città. Una sorta di ringraziamento per la nascita della mia primogenita. Venni in contatto con Paolo e con lui organizzammo questo pranzo, presso la mia trattoria “4 Leoni”, che è poi continuato come appuntamento fisso ogni anno. E continueremo ad organizzare questo pranzo ricordandolo. E fu così che io e Paolo ci ritrovammo, dopo qualche anno dal primo incontro, al corso di Musica dell’ISEF. La sua missione è sempre stata quella di aiutare i più poveri. Aveva fatto lui stesso voto di povertà – continua Stefano Di Puccio – ed aveva dato tutto sé stesso per la Ronda della Carità. Le ronde adesso sono presenti in quasi tutte le città d’Italia.

Con Paolo – continua il consigliere Di Puccio – avevamo dato vita anche agli Angeli della Città, i City Angels. Avevamo creato proprio presso il mio ristorante anche le magliette per i volontari che andavano in giro per la città, soprattutto d’inverno, ad aiutare chi non aveva più niente. Paolo era un vulcano di idee. Aveva fondato anche il Festival dell’Attore a Montalcino. Soprattutto nell’ultimo periodo veniva sempre a pranzo da me. Ormai era uno di casa. Un amico. È un pezzetto di Firenze che se ne va. Era un uomo libero, ha vissuto la vita che ha scelto, sempre sorridente e sempre per gli altri. Ultimamente gli avevo comunicato la mia intenzione di proporlo per il Fiorino d’Oro e lui, ridendoci sopra, mi disse che non voleva le medaglie sul petto… Mi dispiace non vederlo più ma non sento dolore – conclude Stefano Di Puccio – perché l’ho visto sempre sereno fino all’ultimo e sono felice che avesse scelto me, il mio ristorante, come la sua casa dove mangiava ogni giorno. Ricorderemo sempre il suo sorriso!”. (s.spa.)

Paolo Coccheri ai 4 Leoni
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