La vicesindaca: “Negano l'evidenza di una vera e propria spedizione punitiva”
“A dir poco intollerabile la ricostruzione dei fatti da parte degli imputati che negano l'evidenza di una vera e propria spedizione punitiva e che, anche dinanzi alle conseguenze mortali, affermano di non aver mai pensato di poter provocare un incidente". Così la vicesindaca e assessora agli affari legali Cristina Giachi commenta l'udienza di oggi del processo per la morte di Duccio Dini, il giovane travolto e ucciso a 29 anni, il 10 giugno 2018 in via Canova all'Isolotto, da un'auto coinvolta in un inseguimento. In questo processo, come si ricorderà, il Comune di Firenze è parte civile.
In programma, stamani, l'esame di due imputati tra i quali Mustafa Remzi. Nel corso del suo esame ha ricordato anche la lettera scritta alla famiglia Dini mai aperta dai destinatari.
“Di fronte ad una tragedia di questa portata – ha commentato la vicesindaca - che valore può avere una lettera postuma che sembra frutto più di una strategia processuale che di un sincero pentimento?”.
Prossima udienza il 17 dicembre. (fn)