In piazza D’Azeglio un albero in ricordo di Enrica Calabresi, oggi la messa a dimora con gli assessori Del Re e Martini

Il ginkgo biloba è stato donato dal Comitato pari opportunità dell’Ordine degli avvocati di Firenze

In piazza D’Azeglio un albero in memoria della scienziata naturalista di origine ebraica Enrica Calabresi. La pianta, un ginkgo biloba donato dal Comitato pari opportunità dell’Ordine degli avvocati di Firenze, è stato messo a dimora oggi alla presenza degli assessori Cecilia Del Re (Ambiente) e Alessandro Martini (Cultura della memoria). Alla cerimonia, svoltasi nel rispetto delle norme anti Covid, hanno partecipato i familiari di Enrica Calabresi, il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Firenze Giampiero Cassi, la presidente del Comitato Pari opportunità degli Avvocati di Firenze Sibilla Santoni, la coordinatrice del gruppo Cultura del Cpo Marina Capponi, il presidente

 della Comunità ebraica di Firenze Enrico Fink, la presidente del Museo Ebraico della Sinagoga di Firenze Dora Liscia Bemporad. 

“Una figura che merita di essere ricordata - ha detto l’assessore Del Re - e che abbiamo voluto celebrare con la messa a dimora dell’albero donato dal Comitato pari opportunità dell’Ordine degli avvocati di Firenze. L’albero scelto è il Ginkgo Biloba, una pianta millenaria e longeva, che può raggiungere i mille anni. Il luogo individuato, piazza D’Azeglio, tiene conto della biografia di Enrica Calabresi, che ha insegnato alla scuola ebraica in via Farini”.

“Quella libertà che le fu ingiustamente tolta e che Enrica non poté più ritrovare in vita - ha detto l’assessore Martini - sia per tutti noi da oggi rappresentata anche dall’albero che in piazza D’Azeglio crescerà verso il cielo in ricordo di una grande donna. Grazie ai donatori e soprattutto a quanti, aiutati anche da questo segno tangibile, troveranno la giusta determinazione a fare la propria parte nell’impegno per un tempo di pace e cultura fondati sul rispetto e sulla vera libertà per tutti gli esseri umani”.

Sulla targa apposta in corrispondenza dell’albero si legge: “Questo albero è dedicato ad Enrica Calabresi (Ferrara 1891-Firenze 1944), scienziata naturalista, docente universitaria, ebrea, vittima delle leggi razziali. Perché il ricordo della sua vita coraggiosa metta radici profonde, resti per sempre nella memoria di Firenze e sia di insegnamento alle giovani generazioni. Il Comitato Pari Opportunità delle Avvocate e degli Avvocati di Firenze nel marzo 2020”.

Il CPO ritiene importante questa iniziativa, assunta in coerenza con la sua missione, che consiste nella promozione delle pari opportunità e nella lotta a tutte le discriminazioni, per perpetuare il ricordo della nostra concittadina, la cui brillante vita e carriera di scienziata, eccezionale in quell’epoca per una donna, è stata brutalmente interrotta a seguito della discriminazione razziale. Il CPO ritiene molto appropriato dedicare ad Enrica Calabresi un albero, sia per la sua esperienza di scienziata naturalista, zoologa ed entomologa, sia per la sua appartenenza alla cultura ebraica, per la quale piantare un albero è simbolo di pace, fratellanza ed amore verso la terra, rappresenta la continuità della vita ed è segno di ricordo verso i defunti.

 

Nota biografica

 

Nata il 10 novembre 1891 a Ferrara, è vissuta a lungo a Firenze, dove è deceduta il 20 gennaio 1944. La sua biografia è particolarmente significativa: zoologa ed entomologa, si è laureata giovanissima all’Università di Firenze in Scienze naturali, ha lavorato alla Specola, è stata docente sia all’Università di Firenze che all’Università di Pisa e segretaria della Società Entomologica Italiana. Il 14 dicembre 1938, in seguito alle Leggi razziali fasciste, è stata allontanata dall’insegnamento universitario perché "appartenente alla razza ebraica". Margherita Hack è stata sua allieva al liceo classico "Galileo" e testimone della sua cacciata, dopo l'introduzione delle leggi razziali. Dal 1939 al 1943 ha insegnato scienze nella Scuola ebraica di via Farini. Nel gennaio del 1944 è stata arrestata dai fascisti come ebrea nella sua abitazione fiorentina e portata nel carcere femminile di Santa Verdiana. Sapendo che da lì sarebbe stata deportata al lager di sterminio di Auschwitz, si è sottratta a questo tremendo destino con un veleno, che da tempo portava sempre con sé. A lei è stato intitolato il reparto di entomologia del Museo la Specola di Firenze. La sua coraggiosa e travagliata vita è stata raccontata nel libro Un nome di Paolo Ciampi, nello spettacolo teatrale Un nome nel vento e nel film documentario di Ornella Grassi Una donna. Poco più di un nome (Italia, 2019) che è stato insignito del premio Gilda, nell’ambito del Festival Internazionale di Cinema e Donne. Il film è stato proiettato il 24 gennaio 2020 per gli avvocati di Firenze a cura del CPO e della Fondazione per la Formazione Forense presso il Cinema La Compagnia per celebrare il Giorno della Memoria.

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