Palagi e Bundu (SPC): "Diritto alla casa: la legalità costituzionale dimenticata"

"Un atto bocciato in Commissione 4 e un altro approvato in Commissione 7 ci confermano la necessità di esprimere posizioni chiare"

Queste le dichiarazioni di Dmitrij Palagi e Antonella Bundu - Sinistra Progetto Comune

"Il diritto alla proprietà privata è previsto dalla Costituzione, ma lo è anche quello ad avere una vita dignitosa. L'Edilizia Residenziale Pubblica è incapace di garantire risposte ai bisogni delle persone. In città come Firenze l'emergenza abitativa è un allarme rilanciato quotidianamente da casi concreti e articoli di giornale.

Per questo avevamo depositato una risoluzione con cui aderire all'appello Stop alla PDL Bisa. Passaggio da casa a casa, non da casa a cella!, lanciato da Unione Inquilini.

Alcuni mesi fa in Parlamento è stata depositata una proposta di legge parlamentare che punta ad affrontare il tema solamente in chiave repressiva, come se l'innalzamento delle pene potesse facilitare la soluzione di una questione sociale. Abbiamo chiarito che nel testo esprimiamo solidarietà anche alle proprietà, a chi si trova scaricata sulle proprie spalle l'assenza dello Stato, ma questo non è bastato. Il Partito Democratico ha scelto la via del non voto, Firenze Democratica si è divisa e Italia Viva si è allineata con le destre per darci parere negativo.

Per fortuna è andata diversamente in Commissione 7, dove è stato dato parere favorevole (con voto contrario della Lega e non voto della Lista Nardella) alla risoluzione in cui ribadiamo la necessità di agire contro la discriminazione nel mercato degli affitti. Sono numerosi i casi in cui persone che lavorano regolarmente e si ritrovano penalizzati per il paese di provenienza, o altre ragioni che ledono la libertà tanto cara (a parole) a chi difende le regole del mercato.

Certo, il diritto all'abitare non può essere risolto definitivamente da un solo Comune, ma le posizioni devono essere chiare e crediamo che il pubblico debba sempre schierarsi a tutela di chi ha meno potere, di chi ha meno mezzi per chiedere il rispetto della propria dignità, dei propri diritti". (fdr)

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