La dimensione di genere tra bilanci e gender gap. Esperienze e tecniche di misurazione a confronto

Gli interventi di Maria Cecilia Guerra, Sottosegretaria al Ministero dell’Economia e delle Finanze, dell’assessora al lavoro, ai diritti e alle pari opportunità Benedetta Albanese e dell’assessore al bilancio Federico Gianassi

Nel Salone de’ Dugento di Palazzo Vecchio si è svolto l’incontro “La dimensione di genere tra bilanci e gender gap. Esperienze e tecniche di misurazione a confronto”. Iniziativa della Commissione Pari Opportunità, Pace, Diritti Umani, Relazioni Internazionali, Immigrazione con Città metropolitana di Firenze, Conferenza degli Ordini dei Dottori Commercialisti e degli esperti contabili della Toscana, in collaborazione con la Commissione regionale Pari opportunità della Toscana. Sono intervenuti l’assessora al lavoro, ai diritti e alle pari opportunità Benedetta Albanese e l’assessore al bilancio Federico Gianassi.

Parlare di bilancio di genere, parlare di strumenti di genere ci interroga, oggi, sullo sviluppo sostenibile della nostra società. Uno sviluppo sostenibile – spiega l’assessora al lavoro, ai diritti e alle pari opportunità Benedetta Albanese – che è imprescindibile da un’assimilazione del ruolo sociale delle donne. Non si tratta solo di garantire il diritto individuale di ciascuna, bensì di riconoscere che per lo sviluppo di tutta la collettività in modo equilibrato è indispensabile assicurare un approccio di genere complementare.
Il bilancio di genere è uno strumento prezioso e concreto per orientare gli interventi necessari.
Sono sempre più convinta – aggiunge l’assessora Benedetta Albanese – che, in termini di pari opportunità occorre intervenire con servizi alla persona. Seguire le politiche di supporto alla famiglia che consentano ai genitori - padri e madri - sostegni per poter conciliare tempi per poter seguire, senza discriminazioni lavoro e famiglia. Investendo nelle infrastrutture, nei trasporti, nei servizi. Occorre saper leggere e riconoscere una questione di genere – conclude l’assessora al lavoro, ai diritti e alle pari opportunità Benedetta Albanese – come una questione sociale”.

Il Comune di Firenze ha deciso che d’ora in poi il bilancio sarà anche di genere. Ora che abbiamo approvato, nelle scorse settimane, il bilancio di previsione – spiega l’assessore al bilancio Federico Gianassi – stiamo lavorando per presentare anche il bilancio di genere. A breve metteremo a disposizione la prima documentazione. Si tratta di ricostruire, attraverso un’analisi statistica, la situazione esistente in città ed esaminare quelle poste di un bilancio poderoso, che vale 2 miliardi di euro, che possono contribuire a ridurre il gap di genere, a contrastare le discriminazioni e a garantire la pari opportunità. La collaborazione con l’Ordine dei commercialisti è sempre stata forte anche su questo punto e sono convinto – conclude l’assessore Gianassi – che proseguiremo un proficuo rapporto anche in futuro”.

Maria Cecilia Guerra, Sottosegretaria al Ministero dell’Economia e delle Finanze è intervenuta su “Bilancio di genere e la sfida del PNRR”.
“La parità di genere, all’interno del Mef, dovrebbe avere l’ambizione di indirizzare le politiche pubbliche fin dal suo nascere. È già molto importante che, da ormai diverso tempo, si sia iniziato a proporre una riclassificazione delle spese del bilancio pubblico – ha detto la Sottosegretaria – e che questo viene richiesto alle singole amministrazioni centrali.
È  cresciuta la consapevolezza che è necessario, per la stesura di un bilancio di genere avere degli indicatori. La verifiche vanno fatte in base agli obiettivi che sono, attualmente, 128. Molti riguardano il lavoro, ma interessano anche la salute, la scuola, il lavoro e ci permette di avere una comparazione con altri Paesi. Questi dati ci danno un quadro deludente. C’è difficoltà da parte del nostro Paese nel permettere alle donne di poter partecipare alla vita pubblica e di poter lavorare rispetto agli uomini. Il nostro Paese – ha aggiunto la Sottosegretaria Maria Cecilia Guerra – non è stato capace di affrontare il lavoro di cura. Il lavoro di cura è il principale indicatore attorno a cui ruotano le discriminazioni nei confronto delle donne.
Durante la pandemia il lavoro di cura è emerso con tutta la sua drammaticità. L’assistenza alle persone più deboli e le contraddizioni sul lavoro di cura non è diviso equamente all’interno delle famiglie e non è considerato come di rilievo sociale.
Nel PNRR si è deciso che le politiche di genere non hanno un’etichetta. La scelta che è stata fatta è di capire che le politiche volte ad eliminare la discriminazione di genere devono essere trasversali. La scelta di essere trasversali non ha riguardato solo le donne ma anche i giovani ed il Sud. Abbiamo individuato, anche in questo caso, alcuni indicatori. Il primo è sul lavoro. L’Italia è ancora all’ultimo posto per l’occupazione femminile. La situazione – ha proseguito l’onorevole Guerra – è migliorata ma le donne lavorano sempre meno degli uomini, nonostante siano la maggioranza, in Italia, e spesso part time. Al Sud solo una donna su tre lavora. Sono stati stanziati il 18,5% degli investimenti nel PNRR per risolvere la questione, oltre 34 miliardi per ridurre la differenza di genere. È importante, infine, l’esperimento, all’interno del PNRR, sulla partecipazione. Sono state inserite delle quote di genere nel mondo del lavoro. Per le nuove assunzioni, finanziate con progetti legati al PNRR, è stato previsto che almeno il 30% delle assunzioni siano rivolte per le donne e almeno il 30%  nell’assunzione dei giovani”. (s.spa.)

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