Il presidente del Consiglio comunale Luca Milani ha ricordato Piersanti Mattarella

“Il 6 gennaio 1980, le pallottole di Cosa Nostra – ricorda il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – posero fine alla vita di Piersanti Mattarella, Presidente della Sicilia, assassinato davanti alla famiglia poco prima di recarsi a messa, consegnando alla storia e alla buona volontà dei siciliani, un mandato ben preciso: quello di cambiare la Sicilia attraverso l’impegno civico, ancor prima che politico. Lui, tra i pochi rappresentanti istituzionali a commemorare Peppino Impastato, nella sua Cinisi, all’indomani della brutale esecuzione per mano mafiosa, pronunciando una dura reprimenda contro Cosa Nostra nei giorni in cui l’attenzione dell’Italia era catalizzata dal ritrovamento del corpo di Aldo Moro, aveva segnato l’impegno per un rinnovamento dei siciliani e una posizione forte da parte dei rappresentanti politici indispensabile al fine di indicare, concretamente, una via alternativa alla sudditanza al potere mafioso, anche quella dettata dalla paura. Un impegno che, nonostante il poco tempo trascorso tra il suo insediamento alla Regione (20 marzo 1978) e il suo omicidio, ha lasciato il segno come esempio di “moralizzazione della vita pubblica e contrasto alla mafia”, per “liberare la Sicilia dalle consorterie mafiose”.

Colgo con sincera approvazione la decisione del Sindaco di intitolare una strada vicina al Tribunale di Firenze a Piersanti Mattarella; commemorare è riflessione ma, insieme, un preludio all’azione. Perché se il ricordo fosse legato solo a un singolo giorno, rischierebbe di non essere funzionale al cambiamento ma solo un mero dovere da esercitare per senso civico o semplicemente obbligo di coscienza. Perché l’esempio dei testimoni va oltre la semplice conoscenza. È edificazione morale e sociale lasciata in eredità alle generazioni del domani. Negli anni immediatamente successivi a quel 1980, di sangue ne sarebbe stato sparso ancora. Finché, con i massacri del 1992, divenne ormai chiara la natura di antistato delle mafie, la cui violenza divenne un’aperta sfida alle istituzioni legittime ed arrivò a colpire anche Firenze – conclude il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – con l’attentato dei Georgofili ancora non completamente, chiarito che ha visto perdere la vita l’intera famiglia Nencioni e lo studente Dario Capolicchio”. (s.spa.)

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