Donata Bianchi (Presidente Commissione Pari Opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali): “Perché Shireen Abu Akleh è stata uccisa?”

“Oggi il Comune di Firenze ha dedicato un minuto di raccoglimento alla memoria di Shireen Abu Akleh, la giornalista di Al Jazeera uccisa mercoledì 11 maggio mentre stava lavorando nei pressi del campo rifugiati di Jenin in Cisgiordania per documentare un’incursione da parte dell’esercito israeliano.
Secondo il ministero della salute palestinese – spiega la presidente della Commissione pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali Donata Bianchi – sarebbero state le forze israeliane a spararle ed è stato altrettanto drammatico il suo funerale, quando coloro che portavano a spalla la sua bara sono stati colpiti con violenza dalle forze di polizia israeliane.
Shireen Abu Akleh era nata a Gerusalemme in una famiglia cristiana, originaria di Betlemme, aveva doppia cittadinanza palestinese e americana, aveva studiato in Giordania.
Era da oltre venti anni una delle figure più note dell’emittente televisiva di Al Jazeera. Shireen divenne nota quando garantì una costante copertura informativa “all’Operazione Scudo difensivo” nell’aprile del 2002, durante il massacro di Jenin.
Shireen Abu Akleh era la voce di coloro che non hanno voce, un punto di riferimento per generazioni di giovani palestinesi, cristiani e musulmani. Una donna e professionista competente, onesta e ricca di umanità e capace di entrare in empatia con le persone che incontrava e con coloro che l’ascoltavano.
In questo giorni abbiamo letto spesso una frase che Shireen aveva pronunciato in un video pubblicato sul sito di Al Jazeera a ottobre “Ho scelto il giornalismo per essere vicina alle persone e sapevo che non sarebbe stato facile cambiare la situazione. Ma almeno sono riuscita a portare le voci dei palestinesi nel mondo”.
Shireen – conclude la presidente Donata Bianchi – è un’altra voce di giornalista messa tacere perché era diventata la spina nel fianco di chi nega costantemente i diritti umani fondamentali di un popolo. Il suo esempio potrà generare nuove voci libere, forti e determinate a non dimenticare”. (s.spa.)

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