Conferenza capitali europee della cultura, due opere di Emilio Isgrò nel Salone dei Cinquecento

In occasione della prima conferenza delle capitali europee della cultura e degli incontri della nuova edizione di Unity in Diversity, da oggi al 7 novembre, il Comune di Firenze presenta una grande installazione di Emilio Isgrò dal titolo “Nine Words for the World and Twenty for the Clouds”. L’installazione di Isgrò, a cura di Marco Bazzini e Sergio Risaliti, segue la presentazione delle due grandi Mappe di Alighiero Boetti avvenuta nella prima edizione del forum delle città del mondo, nel 2015. Le opere sono due grandi cancellature bianche su sfondo nero (7x4,5 m) che si stagliano sulla Tribuna dell’udienza e offrono ventinove semplici parole: nove per il mondo e venti per le nuvole, ovvero per un modo diverso di vedere la realtà fuggendo, così, dai luoghi comuni o dagli stereotipi. Proprio quello che da sempre propone la cancellatura di Isgrò. Di questa installazione l’artista ha scritto: “Tanti anni fa, quando cominciai a cancellare i primi libri, non immaginavo assolutamente che quel mio gesto così “distruttivo” –almeno all’apparenza – sarebbe diventato con il tempo un gesto di ricostruzione e di salvezza. Ero e sono convinto, infatti, che una società mediatica come la nostra, di impianto eminentemente visivo, avrebbe spinto a poco a poco a poco la parola umana nell’angolo buio del silenzio e della chiacchiera. Vanificando con ciò stesso la nostra capacità di riflettere e di pensare: che è poi la più democratica delle attitudini umane, essendo la parola alla portata di tutti, indipendentemente dal censo, dal sesso o dalla religione. Con il mio lavoro d’artista, in pratica, volevo preservare la parola dall’usura e dal logorio, così come Dio, nascondendosi agli occhi del suo popolo dietro il Roveto ardente, salva se stesso da un consumo troppo facile e menzognero. Così, quando mi è stato chiesto di creare un’opera che celebrasse questo incontro di sindaci in uno dei luoghi canonici della cultura mondiale – la strabiliante Sala dei Cinquecento di Palazzo Vecchio –non ho esitato a scartare quelle parole obbligate come “verità”, “fraternità”, “giustizia”, con le quali gli uomini sperano di illuminare il loro percorso di vita. Ho preferito scegliere parole più semplici e trasversali come “avido”, “malinconia”, “scendere”, “salire” e perfino “gallina”. Insomma parole di tutti i giorni e quasi ovvie: perché è la naturalezza del vivere che dobbiamo riconquistare, la possibilità di vivere tutti insieme scambiandoci le parole come doni. Io ne ho scelte per il mondo e per le nuvole (cioè per voi) appena ventinove. Le altre le sceglierete voi assieme ai vostri popoli”.
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