Cittadinanza onoraria a Liliana Segre, la vicesinda Giachi: “Segnale istituzionale forte visto il ritorno strisciante delle ragioni del razzismo e della discriminazione”

“Non c'è un lunedì più giusto di questo per approvare, con orgoglio, questa delibera. Siamo reduci dalla manifestazione antifascista di sabato a Prato che ha ricordato, a tutti noi, che al di là della sparuta pattuglia di manifestanti pro fascismo, c'è strisciante nel Paese una tendenza a ritrovare ragioni di discriminazione, di separazione tra cittadini e cittadine, di emarginazione di minoranze. Non c'è giorno più giusto di questo per dare, invece, un
segnale istituzionale forte come quello che daremo approvando la delibera che concede la cittadinanza onoraria a Liliana Segre”. Lo ha detto la vicesindaca e assessora all'educazione Cristina Giachi illustrando, in consiglio comunale, la delibera per concedere la cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre.
“Liliana Segre – ha aggiunto la vicesindaca – scoprì cosa fisse il razzismo quando le fu impedito, a otto anni, di andare a scuola. Troppe volte dimentichiamo che questi provvedimenti, al di là di un peso  politico incisivo e devastante, hanno distrutto le esistenze delle persone. La vita di Liliana Segre non fu più la stessa da quel momento. Liliana andò ad Auschwitz a 14 anni a lavorare come schiava per gli stabilimenti della Siemens ed è l'unica sopravvissuta della sia famiglia”. 
“Voglio anche testimoniare due aspetti della sua vita e della sua testimonianza – ha proseguito – anzitutto il silenzio: per oltre 40 anni non ha parlato di quella  esperienza perché percepiva intorno a sé la necessità di rimuovere quel momento, una sordità diffusa. Un silenzio a volte comprensibile ma molto pericoloso. Ed è quello che anche oggi è molto pericoloso: più che la sparuta minoranza in camicia nera che a Prato inneggiava al fascismo - ma erano una sparuta minoranza anche quelli che costituivano i fasci cento anni fa -  ci deve preoccupare il silenzio di coloro che rimuovono questo orrore e questa bruttura dalla società contemporanea. Rimuovendone la comprensione gli lasciano spazio”
“L'altro aspetto – ha concluso la vicesindaca Giachi – è racchiuso in un frase di Liliana Segre: “Ho fatto esperienza della vittoria.' L'ha fatta quando è nata la sua nipotina: la vita aveva dunque vinto contro il nazismo, il razzismo e l'orrore che aveva sterminato la sua famiglia”. (fn)

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