Anniversario alluvione, Cellai, Razzanelli e Gandola (FI): "La Regione spieghi i ritardi delle opere da realizzare per la messa in sicurezza dell'Arno"

"Basta con le vuote commemorazioni, alla Toscana servono azioni concrete e tempi certi"

"Come ogni anno in consiglio comunale si ricordano le vittime dell'alluvione del 1966, l'opera dei soccorritori, la rinascita della città dopo la devastazione. Ringraziamo per la sua presenza il capo della Protezione Civile Borrelli, ma ciò che colpisce oggi è l'assenza di rappresentanti della Regione Toscana e del governo. Cosa sta facendo l'attuale giunta regionale per mettere in sicurezza il bacino dell'Arno? Un evento come quello di allora produrrebbe ancora oggi a Firenze un risultato simile, purtroppo. E questo perché troppo poco è stato fatto da allora tra le opere individuate come indispensabili. Alle vuote commemorazioni preferiamo l'azione delle amministrazioni, a partire dalla Regione, e del governo nazionale; solo così si onora davvero la memoria di chi allora perse la vita o fu messo in ginocchio dall'alluvione". Questa la dichiarazione del capogruppo di Forza Italia Jacopo Cellai insieme al consigliere Mario Razzanelli e al consigliere della città metropolitana Paolo Gandola.

"Opere ancora oggi attese – aggiungono gli esponenti azzurri –, come le casse di espansione di Figline e l'adeguamento della diga di Levane (già finanziate), oltre alle casse sul fiume Sieve e l'adeguamento idraulico del Mugnone. Il compianto ex ministro dell'Ambiente, il toscano Altero Matteoli, a suo tempo lavorò senza sosta per programmare le opere necessarie, ci chiediamo cosa stiano facendo oggi l'attuale ministro Costa e il presidente della Regione Rossi, nominato commissario con poteri speciali proprio per sveltire le tempistiche di realizzazione".

"A Firenze e alla Toscana servono opere, serve il lavoro della Regione governata dalla sinistra da decenni, serve l'impegno del governo nazionale per prevenire un altro disastro che, ad oggi, è ancora possibile. Il resto sono chiacchiere vuote" concludono Cellai, Razzanelli e Gandola. (fdr)

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