Affitti brevi, il sindaco Nardella: "Un provvedimento politico per aprire una breccia nell'inerzia del Paese"

Il sindaco Dario Nardella è intervenuto in Consiglio comunale per illustrare la proposta di delibera sugli affitti brevi. Di seguito il testo dell'intervento:

 

Consiglio Comunale del 2 ottobre 2023

Delibera locazioni turistiche brevi – Adozione (art. 32, l.r. 65/2014)

 

·        Oggi sottoponiamo all’adozione del Consiglio Comunale uno dei provvedimenti più impegnativi, importanti e rappresentativi del modo in cui abbiamo sempre cercato di interpretare e attuare il nostro mandato di governo della città.

·        Oggi vogliamo dare una risposta alle sacrosante richieste d’aiuto che vengono da tantissimi concittadini: dai nostri studenti; dalle giovani coppie; dalle famiglie in difficoltà; dagli anziani pensionati.

·        Oggi ci prendiamo la responsabilità di intervenire là dove, finora, Governi e Parlamenti non sono intervenuti.

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·        Sono ormai diversi anni, come sapete, che a Firenze, in Italia, in Europa e nel mondo gli amministratori locali sono costretti a misurarsi con le criticità, sempre più evidenti e gravi, dell’incontrollata espansione del mercato delle locazioni turistiche brevi.

·        Stiamo parlando di un fenomeno che ha preso piede, nei primi anni del duemila, come forma di sharing economy.

·        Nel corso del tempo, ha però completamente smarrito la sua originaria vocazione, diventando una vera e propria forma di sfruttamento economico delle abitazioni civili. E in particolare nelle località che, come Firenze, sono a maggiore vocazione turistica.

·        In molti paesi le amministrazioni sono tempestivamente intervenute per regolare il fenomeno, in modo da preservarne la sostenibilità, anzitutto sul piano sociale. Ricordo, ad esempio, i casi di Parigi, Amsterdam, Barcellona, Lisbona, e da ultimo anche New York.  

·        In Italia, invece, la mancata adozione di qualsivoglia regola e argine normativo ha finito per mettere in competizione la domanda abitativa turistica con la domanda abitativa residenziale. Poiché la prima è molto più redditizia della seconda, un numero sempre maggiore di appartamenti liberi, prima destinati a locazioni ordinarie, è stato spostato sul mercato turistico. Secondo uno studio del prof. Celata, pubblicato qualche giorno fa sul Corriere della Sera, nel solo centro storico di Firenze il 29% delle unità disponibili è affittato sulla piattaforma Airbnb.

·        La drastica riduzione dell’offerta residenziale, e il conseguente, fisiologico aumento dei canoni, hanno spalancato la porta alla gravissima crisi abitativa che tutti abbiamo sotto gli occhi.

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·        Quello alla casa è un diritto fondamentale, ed ogni ente territoriale, a qualsiasi livello, deve fare tutto ciò che è possibile per garantirne la piena effettività.

·        Nonostante i nostri limitatissimi poteri di intervento sulla materia, non ci siamo mai voltati dall’altra parte.

·        Siamo stati la prima amministrazione comunale a richiedere insistentemente allo Stato un intervento regolatore della materia. Per ragioni incomprensibili, l’unica risposta legislativa ha riguardato la sola città di Venezia, che pure vive criticità assolutamente analoghe a quelle fiorentine.

·        Abbiamo allora presentato una nostra proposta normativa di iniziativa popolare, cercando nuovamente di sollecitare un intervento del legislatore nazionale.

·        Nel tempo, siamo riusciti a creare un fronte sempre più compatto con i sindaci delle principali città italiane: con quanti, cioè, da anni sono costretti a misurarsi, in prima linea, con le conseguenze deleterie di un fenomeno sempre più ingestibile.

·        Lo scorso 4 aprile ho riunito in questa stessa aula i principali stakeholder, studiosi e associazioni di categoria per discutere della crisi abitativa. Iniziative analoghe sono state prese a Bologna, Milano, Venezia, Napoli, e via dicendo.

·        Abbiamo anche incontrato associazioni rappresentative degli host.

·        Lo rivendico con orgoglio: è stato grazie alla compattezza e alla determinazione dei comuni italiani che siamo finalmente riusciti a portare il problema sull’agenda politica nazionale.

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·        Quando, nel maggio scorso, la ministra Santanché ha per la prima volta annunciato un decreto in materia di locazioni turistiche, ho davvero sperato che si riuscisse ad arrivare a una proposta realmente condivisa ed efficace.

·        Ho da subito suggerito l’adozione di norme flessibili, che lasciassero alle amministrazioni locali la discrezionalità di introdurre regole e limitazioni specifiche per singole aree.

·        Il nostro obiettivo, infatti, non è mai stato quello di bloccare o addirittura criminalizzare un’attività economica assolutamente legittima e, in determinati contesti, anche potenzialmente virtuosa. Ciò che è fondamentale, semmai, è che si riesca a garantire, nei vari distretti urbani, un adeguato equilibrio tra offerta abitativa turistica e offerta abitativa residenziale, calibrato sulle specifiche esigenze di ciascun territorio, in modo da eliminare tutti gli effetti distorsivi a cui stiamo assistendo.

·        Purtroppo, a fine maggio il ministero ci ha inviato una bozza di decreto estremamente deludente. Il criterio del minimum stay di due notti è chiaramente insufficiente a risolvere le criticità che abbiamo denunciato. L’obiettivo non può essere (come peraltro candidamente ammesso dalla ministra) solo e semplicemente quello di “salvare” i fine settimana degli albergatori.

·        Neppure la seconda versione del decreto, inviataci il mese scorso, sembra essere più adeguata, anche se, apprezzabilmente, accoglie una delle richieste che avevo presentato al tavolo ministeriale di giugno, ossia l’abbassamento della soglia di imprenditorialità da 4 a 2 appartamenti.

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·        E allora, vi chiedo, cosa avremmo dovuto fare? Continuare a sopportare passivamente questa insostenibile inerzia?

·        Nel 2016 avevamo poco meno di 6.000 appartamenti inseriti su Airbnb, oggi ne abbiamo quasi 14.378. In questo lasso di tempo, il costo medio dei canoni mensili per le locazioni ordinarie (residenziali) è aumentato del 42%, passando dai 13,4 €/mq del 2016 ai 19 €/mq dello scorso agosto. Solo nell’ultimo anno, l’aumento è stato del 15,1%. Significa pagare, per una singola stanza, almeno 500 € al mese. Si è poi avuta una escalation dopo il Covid, quando la forza attrattiva delle piattaforme online e l’assenza di regole, unica alla redditività altissima dello sfruttamento turistico dell’alloggio privato, ha portato a questa situazione.

·        Dobbiamo chiederci: che città abbiamo in mente per noi e per i nostri figli?

·        Possiamo davvero accettare che studiare, lavorare e vivere a Firenze, poco cambia se in centro oppure in periferia, sia diventato per i nostri stessi concittadini un lusso, un privilegio?

·        Secondo l’ISTAT [report su “Emergenza abitativa” del settembre 2022, riferito a dati del 2021], le spese per la casa (comprensive, dunque, non solo dei canoni di affitto, ma anche di utenze e ogni altro costo accessorio) sono sostenibili se si attestano, al massimo, sul 40% del reddito disponibile.

·        Leggo questi dati e penso, innanzitutto, ai più giovani. A Firenze e provincia, gli under 35 guadagnano in media meno di 20.000 € lordi annui. Significa non potersi permettere, ancora a 35 anni, un monolocale di 30 mq. È questo quello che vogliamo? Una città inaccessibile a tutti i giovani che non abbiano la fortuna di avere un appartamento di proprietà?

·        E come può un governo così preoccupato, perlomeno a parole, dalla crisi demografica e dalla denatalità, restare indifferente dinanzi a un problema di queste dimensioni? Come si può pensare che una giovane coppia, che a stento riesce a pagarsi un bilocale in periferia, possa anche solo immaginare di avere un figlio?

·        E quante altre volte ancora dovremo leggere sui giornali di persone che hanno dovuto rinunciare a trasferirsi a Firenze, pur avendo trovato un impiego, per l’impossibilità di trovarsi un alloggio a un prezzo sostenibile? Non possiamo rimanere fermi, abbiamo il dovere e l’urgenza di fare qualcosa. 

·        Possiamo accettare che la straordinaria bellezza della nostra città venga messa a repentaglio da una turistificazione sempre più massiccia?

·        È un tema di rilevanza costituzionale, in relazione anzitutto all’art. 9.

·        Nell’area UNESCO, che rappresenta appena il 5% del territorio comunale, si concentra quasi il 75% degli appartamenti destinati a locazione breve. Davvero vogliamo lasciare che il nostro centro storico diventi sempre più un albergo diffuso? Per chi si professa conservatore non è forse un problema la progressiva scomparsa di tutti gli storici e tradizionali esercizi di vicinato, rimpiazzati quasi solo da servizi al turismo? La tutela del centro storico è anche tutela del suo tessuto sociale ed economico. E se un centro storico patrimonio mondiale umanità perde la sua identità sostanziale, noi dobbiamo intervenire prioritariamente nel centro storico.

·        Non voglio dire che lo spopolamento dei centri storici sia un fenomeno legato esclusivamente alla diffusione delle locazioni brevi. Negli ultimi trent’anni, i nuovi assetti urbanistici, l’introduzione delle ZTL, hanno spinto (non solo a Firenze, ma in tutta Italia) una parte dei residenti al di fuori dei centri storici.

·        Ma è innegabile che la conversione di un numero sempre maggiore di appartamenti a locazioni turistiche abbia impresso negli ultimi anni un’accelerata anomala e incontrollata al fenomeno.

·        Nel centro storico si registrano ogni mese tantissimi sfratti per finita locazione (non morosità!). Stiamo parlando di inquilini regolarmente solventi, che i proprietari decidono di sfrattare per poter poi passare ai più redditizi affitti brevi.

·        La cronaca degli ultimi anni è piena di testimonianze di chi ancora risiede in centro, 40 mila fiorentini: non si lamentano della ZTL, ma per essersi trovati, d’un tratto, a vivere in “condomìni-alberghi” (spese aumentate anche del 30%, biancheria sporca ovunque, bivacchi, schiamazzi, citofonate alle ore più improbabili da turisti che chiedono assistenza ai condomini come se si trattasse di personale alberghiero…)!

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·        Questa nostra iniziativa è un passo concreto. Non è una panacea ma abbiamo la responsabilità di proporre al Consiglio comunale una strada con un significato politico: proviamo a fare breccia in questa situazione di inerzia nel Paese. Lo abbiamo fatto con il casco obbligatorio per i monopattini: per primi lo abbiamo introdotto, e poi il Governo ha annunciato una legge su questo tema. Vogliamo squarciare questo velo degli affitti brevi? Sono convinto che se facciamo il primo passo altri ci seguiranno. In tanti ci hanno ringraziato e chiesto di andare avanti.

·        In molti hanno denunciato inammissibili limitazioni della proprietà privata, forse non sapendo che è proprio la nostra Costituzione, all’art. 42, a prescrivere che il diritto di proprietà sia assoggettato ai limiti che ne assicurino “la funzione sociale”. L’art 9 stabilisce che la Repubblica deve tutelare il patrimonio storico e artistico della Nazione. E i centri storici non lo sono?

·        Faccio tesoro delle critiche ricevute, non nascondo le difficoltà, ma rivendico con orgoglio la strada intrapresa da questa amministrazione. Mi hanno chiamato anche ‘bullo eversivo’. Ma sono state molto di più le incitazioni ad andare avanti. Abbiamo la responsabilità della nostra comunità territoriale, dei nostri cittadini: come potevamo restare a guardare?  Questo provvedimento farà bene alla nostra comunità e ci permetterà di aprire una breccia. Ancora una volta da Firenze con umiltà e convinzione poniamo tema urgente che i cittadini hanno a cuore, senza essere presuntuosi, rispettando legge, con un dibattito serio. L’unica cosa che non vogliamo permetterci è stare a guardare. Non ci hanno votato per questo. Noi abbiamo una sola missione, rispondere ai bisogni concreti della nostra gente.

 

 

 

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