Pale eoliche in Mugello. Andrea Asciuti (Capogruppo gruppo misto): “Vantaggio o svantaggio?”

“La società AGSM di Verona, nel novembre scorso, ha presentato agli abitanti di Dicomano e Vicchio il progetto di un impianto industriale sul crinale tra il Giogo di Villore e di Corella.
Si tratterebbe di piazzare 7 turbine eoliche alte decine e decine di metri, con tutti i lavori di scavo, sbancamento a terra, abbattimento alberi e cementificazione.
L’impianto - spiega il capogruppo del gruppo misto Andrea Asciuti – investirebbe il percorso del Sentiero Europeo E1 (il nostro 00) e il territorio circostante, costituito da boschi e pascoli.
L’economia di questo territorio, che si basa sulla natura, sui suoi servizi e sui suoi prodotti (trekking, accoglienza diffusa, attività agrosilvocolturali, prodotti IGP), è incompatibile con la trasformazione del crinale in zona industriale.
Come Firenze si sceglie per l’arte, questi luoghi si scelgono perché attratti dalla natura.
Chi vuole questi impianti tutto ciò non lo vede, o non lo vuole vedere: descrive quel territorio come una zona desolata, quasi priva di vita e non tiene conto delle sue fragilità (frane, terremoti) e delle sue importanti funzioni idrogeolgiche.
Il problema energetico non si risolve con pale alte come grattacieli, rumorose e illuminate, che danno briciole di energia solo quando tira il poco vento di quei monti.
Il crinale tra i giochi di Villore e di Corella è una porzione della dorsale appenninica su cui corre il sentiero CAI00 (denominazione europea: E1), con altitudini vicine ai 1000 metri e scenari che spaziano dalle Apuane al Falterona, sulle alte valli tra Toscana e Romagna. Boschi con ampie faggete, pascoli e acque incontaminate hanno negli ultimi decenni ricostituito un vero polmone verde.
Oasi di biodiversità di grande pregio paesaggistico e culturale, su questa pendice montana si stanno da decenni organizzando forme di vita alternativa e sostenibile, con una ricrescita felice della popolazione, che in questo territorio cerca una soluzione sostenibile al disastro ambientale.
Quella dei grandi impianti eolici industriali – prosegue Andrea Asciuti – non è una risposta all’emergenza energetica ma soltanto un’ulteriore speculazione economica, pessimo esempio di green-washing, pagato a caro prezzo dai cittadini.
L’eventuale costruzione comporterà uno stravolgimento irreversibile del territorio, con nuove strade funzionali al peso e alle dimensioni di mezzi speciali, nuove linee di alta tensione e altri manufatti impattanti e nocivi per tutti.Bisogna difendere i crinali delle nostre montagne e combattere questo capitalismo ecologista.
Sì, perché i lavori di scavo mettono a rischio i corsi d’acqua, impattando su fonti e sorgenti.
I sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili quali le pale eoliche e il fotovoltaico, prevedono l’impiego di enormi quantità di minerali, le cosiddette “terre rare”, il cui reperimento, richiede l’apertura di sempre nuove miniere e il cui processo di estrazione e di lavorazione – conclude il capogruppo del gruppo misto Andrea Asciuti – sono fra i più distruttivi e inquinanti tra quelli industriali.
Disboscamenti di aree immense, dispersione nel terreno circostante e nelle acque di sostanze velenose difficilmente biodegradabili e a lungo persistenti che causano desertificazione tutt’intorno, comunità umane private di cibo e acqua costrette a migrare, il mondo animale e vegetale avvelenati.
Desertum fecerunt et pacem appellaverunt! Fecero un deserto e lo chiamarono pace”. (s.spa.)

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