Mirco Rufilli (Consigliere delegato per la valorizzazione della fiorentinità): “L’amore per Boboli dei nostri cittadini”

Inviata una lettera al direttore Eike Schmidt affinché venga tolto il pagamento dei tre euro ai residenti

Il Giardino di Boboli in questi giorni è tornato al centro del dibattito cittadino soprattutto per la parte di città della zona di Santo Spirito perché per quella parte di città, Boboli – ricorda il consigliere delegato per la valorizzazione della fiorentinità Mirco Rufilli – è il giardino delle famiglie, il giardino che ci accoglie da sempre.

Da quando il Granduca Pietro Leopoldo, quello dell’abolizione della pena di morte e della tortura, lo aprì ai fiorentini e così è rimasto per due secoli.

Due secoli di fiorentini cresciuti dentro a quel giardino, due secoli in cui i fiorentini si sono tramandati il sentirsi anche loro un po’ i Granduchi di Firenze, grazie a Leopoldo, almeno lì dentro.

E per capire il legame storico con Boboli, voglio ricordare, per esempio, Moreno di 87 anni che ha raccontato come da bambino, non potendo andare al mare, ha imparato a nuotare nella vasca del Nettuno!

Oppure che il prato delle Colonne è chiamato, da noi che abitiamo nella zona, “i’ pratone dei morti”, perché nella battaglia di Firenze del ‘44 morirono per i bombardamenti tre persone che stavano passando su un carretto in via Romana, vicino al Ponte Vecchio, e che furono sepolti proprio lì. E sempre in tempo di guerra tante famiglie utilizzavano le ghiande di Boboli per fare il caffè, perché non c’era altro.

E poi – aggiunge Mirco Rufilli – quanti di noi, in tempi più recenti, hanno un legame importante perché ci sono cresciuti, hanno corso in quei prati, viottoli, sentieri, hanno usato il giardino come rifugio per i primi amori adolescenziali, oppure per le “forche” che un tempo erano azioni goliardiche... questo è il legame intimo e profondo che lega Boboli alla nostra cittadinanza.

Certo non è più quel tempo, il mondo cambia, ma la storia va saputa, conosciuta, raccontata, tramandata.

Perché è da queste storie che nasce e si mantiene ancora vivo, ed intatto, l’amore viscerale e passionale dei fiorentini per Boboli.

E anche oggi Boboli è un luogo familiare, soprattutto per quella parte di città, un luogo dove potersi prendere delle ore di svago, di stacco dalla vita quotidiana e frenetica, dove i bambini riescono, attraverso la sua bellezza, a godere di cultura e spensieratezza.

E allora in un momento di difficoltà come quello che stiamo vivendo, dove molte famiglie molto probabilmente non potranno uscire dalle mura della città vista la crisi economica post pandemia, il Giardino di Boboli è fondamentale anche nei prossimi fine settimana, come lo è sempre stato per le famiglie del rione che non potevano permettersi di uscire dalla città per i pochi mezzi che avevano.

E quel biglietto, ritornato sotto forma di prenotazione, seppur minimo, limita quell’accesso.

Accesso riconquistato negli anni ’90 a seguito di manifestazioni importanti, soprattutto delle mamme del rione, che si concluse con quell’accordo con il Ministero tutt'ora in vigore.

Anche allora fu riconosciuta l’importanza per i fiorentini di questo polmone verde, l’importanza della loro storia, e l’importanza di avere ben presente da dove nasceva questo diciamo “diritto” acquisito, cioè dalla volontà del Granduca stesso, e che oggi deve essere mantenuto.

Perché il tema vero, alla fine, non è la prenotazione obbligatoria, a cui ormai siamo abituati, ma il pagamento dei 3 euro, a persona, che devono pagare i residenti.

E su questo – conclude il consigliere delegato per la valorizzazione della fiorentinità Mirco Rufilli – sono al fianco degli abitanti del mio rione, e della mia città, come ho scritto proprio al direttore Eike Schmidt il 28 aprile scorso in una lettera a lui indirizzata.

Oggi è importante trovare una soluzione quanto prima per tutti; per i fiorentini e per le famiglie, ma anche per il giardino che ormai è abituato al nostro “vocìo”. (s.spa.)

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