Lettera aperta al sindaco di Firenze del Vice Presidente del Consiglio Comunale Emanuele Cocollini e del Presidente della Commissione di Controllo Antonio Montelatici

Signor Sindaco,
stiamo ancora aspettando quei chiarimenti che non ha avuto il coraggio di fornire in Consiglio Comunale. Nell’ultima seduta, infatti, lei ha parlato per più di un’ora delle strade e della viabilità, promettendo come al solito di tutto e di più, al fine di sviare l’attenzione dallo scandalo della SAS, cui ha dedicato solo poche parole. Perché sa benissimo che, al di là degli aspetti critici relativi alla cattiva gestione della partecipata, quella della SAS è una “questione morale” che mina la credibilità della sua Amministrazione e che getta un’ombra inquietante sul sistema di potere locale del PD. Ma lei, anziché affrontare la questione morale, si è limitato ad elogiare se stesso per aver commissariato la SAS, che era un atto dovuto, e a lodare la Polizia Municipale, che ha fatto semplicemente il proprio dovere. Lei, insomma, è un Sindaco che si accontenta sempre di fare, per così dire, il minimo sindacale; purtroppo per la città. Lei avrebbe dovuto piuttosto spiegarci perché i delinquenti, che operavano all’interno della SAS e attorno ad essa, si sono vantati di aver fatto favori, usando riguardi o togliendo multe, a persone del suo partito. Così come si sono vantati di godere di appoggi e protezione all’interno del suo partito e del Comune di cui Lei è il primo cittadino. Tanto che l’inchiesta ha finito per investire pure un collaboratore della sua segretaria, al quale ha pubblicamente rinnovato fiducia e comprensione, sulla base di quel “garantismo di parte” che caratterizza il PD.
Mentre sarebbe stato interessante capire perché Lei abbia messo quel funzionario nella sua segretaria, visto che risultava già coinvolto in altre storie giudiziarie. Fatto sta, signor Sindaco, che agli occhi dei delinquenti della SAS esistevano due categorie di cittadini: quelli iscritti al PD, che andavano trattati con i guanti, e tutti gli altri che potevano essere tranquillamente raggirati, minacciati, taglieggiati e derubati. Ecco, questa era la loro “visione” della città, per usare una parola che a Lei piace tanto; ci auguriamo che non sia la sua visione. Però dovrebbe allora spiegarci come mai quel Raimondo, considerato il capobanda dei delinquenti della SAS, era iscritto al suo partito – il PD – e faceva parte del comitato elettorale per Nardella Sindaco! Forse non se ne rende conto ma questa è una questione morale grande come una casa, caro Sindaco. E lei deve, non tanto a noi quanto alla cittadinanza, diversi chiarimenti.
In Consiglio Comunale abbiamo chiesto le sue dimissioni ed insistiamo nella richiesta. Perché, dinnanzi a fatti come quelli emersi nell’inchiesta sulla SAS, si ha il dovere di fare il bel gesto di rassegnare le dimissioni. A tutela dell’onore personale e dell’onore dell’ufficio che si rappresenta. Vede, signor Nardella, si può fare il Sindaco in diversi modi, e lei sta scegliendo il peggiore. Ci dispiace per lei ma, soprattutto, per Firenze.

Emanuele Cocollini, Vice Presidente del Consiglio Comunale
Antonio Montelatici, Presidente della Commissione di Controllo

Scroll to top of the page