Armentano e Pampaloni (PD): “Scontri a Pisa e Firenze. Solidarietà ai ragazzi, ai loro genitori e al corpo insegnanti”

“Bene ha fatto il sindaco di Pisa ad indignarsi per gli scontri che ci sono stati tra le forze dell’ordine e gli studenti. Di fronte ad una manifestazione pacifica come quella di Pisa hanno fatto impressione – spiegano il capogruppo PD Nicola Armentano col consigliere PD Renzo Pampaloni – le immagini delle manganellate ricevute da ragazzi inermi. Non fa male solo il dolore fisico delle dita e dei nasi rotti ma fa male anche il dolore di un diritto negato, quello di manifestare una propria idea. Ed è stato questo dolore a portare tante persone a manifestare solidarietà nelle piazze di Pisa e in tutte le manifestazioni di sabato scorso. Non vogliamo chiudere gli occhi davanti a questi fatti, vogliamo che i ragazzi possano esprimere le loro idee e riteniamo che tutti gli organi dello Stato debbano confrontarsi con loro con le parole e non con le bastonate. Con la violenza si nega il dialogo, si annulla il confronto di idee, si abdica ad uno scambio che può portare invece una crescita per tutte le parti. La violenza è la strada più semplice per non ascoltare gli altri ma sappiamo che è una soluzione di breve respiro perché prima o poi la voce di chi viene repressa troverà la strada per uscire, per farsi conoscere con una forza ancora maggiore. Ci ha colpito anche la “violenza dedicata” soprattutto a chi stava filmando, reo di riprendere delle scene che evidentemente erano ritenute assolutamente insostenibili per l’opinione pubblica, cosi come è poi effettivamente accaduto. Solidarietà a questi ragazzi, ai loro genitori e al corpo insegnanti, dobbiamo tutti noi trovare parole di condanna per i fatti di Pisa, chiedere che siano accertate le responsabilità. Come ha ribadito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “i manganelli contro i ragazzi esprimono un fallimento”. Per questo è anche nostra responsabilità tutelare e vigilare sulla libertà di manifestare pubblicamente e in maniera pacifica le opinioni e anche trovare nuove forme e spazi per incanalare energie sotto forma di dialogo e confronto, come, ad esempio, abbiamo fatto ospitando in questa aula il Consiglio Comunale dei ragazzi delle medie e delle superiori. A tutto questo – proseguono Armentano e Pampaloni – non c’è che chiedere scusa da parte di chi ha dato questi indirizzi a quei poliziotti, anche essi padri e figli di quella storia che sappiamo perché era nata e perché tanti hanno voluto cambiarla a costo di metterci la vita. Vogliamo augurarci che non ci siano impostazioni predefinite o input nazionali a tale forma violenta nel gestire l’ordine pubblico ma solo una perdita di autocontrollo di singoli o alcuni o collettiva che va comunque individuata e semmai denunciata e sanzionata, dalle quali ci auguriao si possano avere risposte precise in merito a responsabilità e anche eventuali ammonimenti o sanzioni o prese di distanze che si dissociano da tale gesta, altrimenti non sarà semplice anzi, diventera una sfida impossibile anche per il più bravo politico spiegare che alla richiesta di pace si risponde con gesta o atti violenti .A meno che come chiede un autorevole esponente toscano della Lega si voglia dare il Daspo e denunciare i manifestanti pacifisti. La strada è il dialogo e il confronto tra cittadini e istituzioni. E se lo Stato offre alternative diverse è uno Stato che non si riconosce nei valori costituzionali. Allora è bene che si scusi e che sia in grado di trovare i responsabili e attribuire a chi ha sbagliato le giuste ed adeguate misure conseguenziali al non avere rispettato i principi sanciti nella nostra costituzione. A chi ci accusa di difendere i violenti – concludono Armentano e Pampaloni – facciamo presente che quei ragazzi erano a chiedere la Pace. E se lo stesso capo della polizia fa intendere che il problema esiste di come organizzare e gestire al meglio l’ordine pubblico e aggiunge che nonostante l’emergenza non si può rispondere con la violenza invitiamo a chi fa propaganda ad aprire gli occhi e ad immaginarsi genitori e non i soliti estenuanti difensori dell’indifendibile. Perché qui da difendere non vi sono posizionamenti ideologici; c’è da difendere lo spirito pacifico di tanti giovani studenti e la libertà di esprimere liberamente le proprie opinioni”. (s.spa.)

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