Inaugurazione 265esimo anno accademico dei Georgofili, il sindaco Nardella ricorda Maracchi

“Un nome che è stato garanzia di rigore scientifico e capacità divulgativa”

“Un nome che è stato garanzia di rigore scientifico e capacità divulgativa. Climatologo di fama internazionale, acutissimo interprete delle bizzarrie di nubi, venti e piogge. A lui va la nostra gratitudine per averci lasciato in eredità importanti insegnamenti, per qualcuno la nascita di una passione o la carriera di una vita”. Così il sindaco Dario Nardella ha ricordato il professor Giampiero Maracchi, scomparso l'11 marzo scorso, nel suo intervento nella cerimonia di apertura del 265esimo anno accademico dei Georgofili, che si è tenuta questa mattina nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.

La cerimonia si è aperta con un minuto di silenzio per ricordare il professor Maracchi, presidente dell’Accademia dei Georgofili dal 2014. A lui è succeduto il professor Pietro Piccarolo, già vicepresidente dell'Accademia, presente alla cerimonia in Palazzo Vecchio insieme, tra gli altri, al professore Franco Scaramuzzi e al Cavaliere del lavoro Luigi Cremonini, presidente di Inalca e del Gruppo Cremonini, a cui è stata affidata la prolusione di quest’anno dedicata al tema ‘Le prospettive dei rapporti tra agricoltura e agroindustria’.

“Pensare all’agricoltura come attività arcaica sarebbe uno sbaglio: mai come in questi anni il settore primario ha dimostrato di essere una delle pagine a colori e a più alto tasso di innovazione dell’economia italiana - ha detto il sindaco -. L’Italia esprime uno straordinario patrimonio di agrobiodiversità. Nell’intersezione tra cibo, cultura e qualità, il nostro Paese può giocare un ruolo da protagonista. In Toscana la coltivazione della terra, oltre che elemento essenziale per la costruzione di un paesaggio unico al mondo, è stata fonte di lavoro e ricchezza, grazie alla leadership riconosciuta nelle produzioni di eccellenza e alla capacità di incrociare tradizione e innovazione”. “Oggi il settore agroalimentare sta attraversando un periodo di profonda trasformazione - ha continuato Nardella - che investe le forme dell’attività agricola, gli assetti sociali, i rapporti di produzione. Se ci pensiamo, solo cinquant’anni fa, il principio stesso della tutela ambientale come pure quello della sicurezza alimentare erano sconosciuti alla politica agraria, mentre attualmente sono divenute questioni centrali. Il campo di indagine si è notevolmente allargato, chiamando in causa temi quali i rapporti dell’agricoltura con l’ambiente e il territorio, la cura e tutela del paesaggio, la prevenzione dei rischi naturali, il mantenimento della biodiversità”.

“Quello che stiamo vivendo non è un ritorno all’antico - ha spiegato il sindaco -, ma lo sviluppo di un’agricoltura moderna, sostenibile, aperta al cambiamento e insieme custode della bellezza antica. Per il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina la sfida agroalimentare va posta al centro dell’agenda economica e politica per un’Italia da tripla A: agricoltura, alimentazione, ambiente”.

“La cerimonia di oggi ci aiuta a ricordare le sfide che il tempo odierno ci pone - ha aggiunto Nardella -. Le parole d’ordine che immaginiamo per l’agricoltura toscana del domani sono: qualità, ricerca, innovazione, sostenibilità. E il ruolo di un istituto come l’Accademia dei Georgofili, da sempre attento a far circolare le idee, capace di leggere le trasformazioni territoriali quanto quelle globali, è e sarà essenziale. Spero e sono fiducioso che riusciremo tutti insieme a far sì che l’Accademia diventi sempre più una parte viva del tessuto culturale e civile di questa città e del nostro territorio. Perché c’è una questione cruciale di conoscenza, di formazione specifica e di alto livello, che si pone, per costruire il modello agricolo e alimentare dei prossimi anni”. “I legami tra le comunità locali, le economie territoriali, il saper fare e il capitale umano, saranno infatti le chiavi fondamentali per interpretare il futuro - ha concluso il sindaco Nardella -. La scommessa riguarda davvero tutti noi e non può che partire dall’ascolto delle istanze della terra e dei territori.”. (fp)

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