Etnopsichiatria a Sollicciano, ordine del giorno lista Nardella: “Fondi ad hoc dalla Regione per portare avanti servizio in modo continuativo”

Dardano, Santarelli, D’Ambrisi: “Un progetto importante da proseguire e rafforzare”

 

Proseguire il servizio di etnopsichiatria all’interno del carcere di Sollicciano, farsi portavoce presso la Regione Toscana della sua importanza al fine di favorire la creazione di fondi “ad hoc” in modo continuativo. Sono gli obiettivi dell’ordine del giorno promosso dai consiglieri lista Nardella a Palazzo Vecchio, la capogruppo Mimma Dardano, i consiglieri Luca Santarelli e Angelo D’Ambrisi e approvato in Consiglio comunale.

 

 

 

Obiettivo del progetto è coadiuvare il personale sanitario, educativo e di polizia penitenziaria fornendo strumenti per intercettare precocemente i problemi etnoculturali e per rendere più efficace il trattamento e la riabilitazione dei detenuti stranieri. - spiegano i consiglieri – Un servizio che riteniamo importante e che il Comune ha messo in campo con grande lungimiranza. Per questo con l’atto approvato in Consiglio comunale sosteniamo questo strumento e invitiamo quindi l’amministrazione a proseguire questa azione ma anche a farsi portavoce presso la Regione del ruolo cruciale di questo tipo di percorsi e quindi della necessità di prevedere fondi ad hoc che consentano di andare avanti in modo continuativo”.

 

 

Il Comune di Firenze capofila del progetto FAMI EULIM, in collaborazione con Società della Salute di Firenze e il servizio sanitario della Toscana (Azienda USL Toscana Centro) ha utilizzato il contributo del Fondo asilo, migrazione e integrazione 2014-2020 dell’Unione Europea e del Ministero dell’Interno al fine di rafforzare i servizi sociali e socio-sanitari per l’integrazione dei cittadini stranieri non comunitari. Nell’ambito del progetto, tra le altre cose, ci sono anche interventi di etnopsichiatria nel carcere di Sollicciano, condotti dal Centro Studi Sagarà. Nello specifico gli intgerventi prevedono 225 ore di etnopsichiatria, 270 ore di mediazione linguistica e 162 di mediazione etnoclinica.

 

(sa. ca.)

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