Lavoratori Busitalia in Ataf. Miriam Amato (Pap): “Diseguaglianze salariali e meno diritti, una situazione che deve essere sanata e la politica deve fare la sua parte”

“Oggi ho portato all'attenzione del Consiglio comunale la situazione di 230 lavoratori Busitalia, distaccati a Firenze in Ataf. Si tratta di una vera e propria diseguaglianza salariale fra lavoratori, che assolvono le stesse mansioni”

“I dipendenti di Busitalia guadagnano meno e non hanno altrettanti diritti rispetto ai colleghi di Ataf, ad esempio per quanto concerne i permessi o anche le indennità che non gli vengono riconosciute.

Molti di loro – spiega la consigliera di Potere al Popolo Miriam Amato – sono fuori sede e nutrono forti dubbi sul proprio futuro, anche in vista del 31 dicembre quando si concluderà l'accordo Ponte siglato fra Regione e le aziende del tpl toscano.

L'assessore Gianassi, che non conosceva la situazione si è reso disponibile ad un incontro con i lavoratori, che erano accompagnati anche dai rappresentanti delle RSU Cobas.

Questi lavoratori meritano una risposta chiara dopo anni di contratti a termine prorogati di volta in volta.

Infatti c'è chi lavora in questo modo da anni, tanto da doversi chiedere se il requisito della temporaneità, previsto dall'istituto del distacco, sia adeguatamente interpretato.

Rimane da capire quale sia l'interesse di Busitalia visto che la normativa sul distacco ne prevede l'utilizzo per ragioni tecniche, organizzative, produttive o sostitutive.

Da quanto emerge sembrerebbe che ci si trovi difronte ad una sorta di somministrazione di lavoro, dove a rimetterci sono, ovviamente, i lavoratori nonostante Busitalia non sia in perdita.

Spero che questi punti possano essere chiariti al tavolo che a detta dell'assessore ci sarà sia con Ataf che con Busitalia.

La politica – conclude la consigliera di Potere al Popolo Miriam Amato – deve dare risposte, soprattutto quando tende ad esternalizzare i servizi, questo comporta dei contratti di lavoro precari, con meno diritti e garanzie ai lavoratori a parità di prestazioni, abbandonandoli ad un destino precario e incerto”. (s.spa.)

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