Francesco Pastorelli (PD) ha ricordato David Sassoli

“Due anni fa, e più precisamente l’11 gennaio del 2022, ci lasciava David Maria Sassoli, volto noto per la sua lunga carriera di giornalista, entrato nelle case di milioni di italiani, europarlamentare di lungo corso e convinto europeista.

Le sue parole, i suoi valori, le sfide che poneva all’Europa, e a tutti noi, suonano attualissime e c’è da chiedersi – ha detto il consigliere del Partito Democratico Francesco Pastorelli in Consiglio comunale – cosa avrebbe detto e fatto di fronte alla guerra che tornava con prepotenza a scuotere l’Europa neanche un mese dopo la sua morte, con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e, più di recente, davanti alla devastante crisi mediorientale, con gli attacchi terroristici contro Israele ed il dramma della striscia di Gaza causato dalla reazione dello stato ebraico, lui che di Medio Oriente si era occupato a lungo e che, come primo atto della sua presidenza, decise di rendere omaggio a tutte le vittime del terrorismo in Europa, visitando la stazione della metropolitana di Maalbeek, uno dei siti degli attentati di Bruxelles del 2016.

In occasione della pandemia di COVID-19 in Europa, aveva dichiarato di auspicare un bilancio comunitario che investisse sulla ricerca scientifica, evitando «tagli sulla vita degli europei» e aveva ribadito come la sanità, sebbene non fosse una delle competenze affidate all’Unione dai fondatori, potesse acquisire maggiore importanza qualora gli Stati membri lo avessero espresso, esprimendosi a favore di tale posizione politica, una sensibilità e una visione che certamente hanno contribuito all’impostazione del PNRR e alla visione di un’Europa dei popoli, più coesa e solidale. Nel giugno 2020 firmò l’appello internazionale per l’economia viola («Per un rinascimento culturale dell'economia») pubblicato sul Corriere della Sera, El País e Le Monde.

Il 9 luglio 2021, ricevette la XIX edizione del Premio Internazionale Bonifacio VIII “per una cultura della Pace”, indetto dall’Accademia Bonifaciana di Anagni (Fr), su proposta del Rettore Presidente Gr. Uff. Dott. Sante De Angelis e del Presidente del Comitato Scientifico S.E. Mons. Enrico dal Covolo.

Naturalmente abbiamo progetti ambiziosi per la nostra Europa, sono sul tappeto fin dall’inizio della legislatura, e li stiamo perseguendo caparbiamente, cambiando le cose, trovando un consenso tra di noi, insomma, avanzando e superando le nostre differenze. Certo, il Green Deal, la transizione digitale, un’Europa più forte e democratica, una maggiore giustizia sociale, sono progetti forti e indispensabili che l’Europa sta portando avanti, e dobbiamo riuscirci per lealtà verso i nostri concittadini. Ma l’Europa ha anche, e soprattutto, bisogno di un nuovo progetto di speranza, un progetto che ci accomuni, un progetto che possa incarnare la nostra Unione, i nostri valori e la nostra civiltà, un progetto che sia ovvio per tutti gli europei e che ci permetta di unirci. Penso che questo progetto possa essere costruito intorno a tre assi forti.

Sassoli – ha ricordato Pastorelli – fin dal discorso di insediamento ribadì l’importanza di agire per contrastare il cambiamento climatico, la necessità di una politica più vicina a ai cittadini e ai loro bisogni, soprattutto ai giovani, e l'urgenza di rafforzare la democrazia parlamentare e di promuovere i valori europei.

Il suo ultimo discorso ai capi di Stato e di Governo riassume in sé tutta la forza del suo pensiero e della sua visione dell’Europa, dimostrandone ancora una volta la sensibilità e lucida capacità di andare oltre il presente immaginando e chiedendo con forza alle istituzioni europee di essere protagoniste nel delineare un futuro migliore per i popoli europei e il mondo intero.

Plaudendo alla caparbietà delle istituzione europee nel perseguire obiettivi ambiziosi trovando il consenso e dunque superando le differenze, dopo aver menzionato il Green Deal, la transizione digitale, un’Europa più forte e democratica, una maggiore giustizia sociale evidenziava come l’Europa avesse però soprattutto bisogno di un nuovo progetto di speranza che incarnasse l’Unione, “i nostri valori e la nostra civiltà, un progetto che sia ovvio per tutti gli europei e che ci permetta di unirci” e lo declinava intorno a tre assi: in primo luogo un’Europa che innova.

Quello di cui abbiamo bisogno è un’innovazione in tutti i settori, un rinnovato senso di creatività, per le nostre istituzioni, per le nostre politiche, per i nostri modi di agire e anche per i nostri stili di vita, poiché è ciò che la transizione ecologica richiede:

“In secondo luogo, un’Europa che protegge”. Sassoli chiedeva di riaffermare l’idea che l’Europa protegge i suoi confini, i suoi cittadini, agisce per la loro sicurezza, per il bene comune e per la sovranità di ciascuno dei suoi Stati membri” e citava l’esempio virtuoso della politica comune in materia di vaccini, sfidando i leader

- a potenziare la nostra architettura sanitaria a livello mondiale

- a rafforzare la nostra politica di difesa e di sicurezza comune in modo da poter intervenire insieme più rapidamente e con maggiore incisività quando sono minacciati i nostri interessi

- a Migliorare il Patto europeo sulla Migrazione e l’Asilo, sulla base di un nuovo patto di solidarietà e responsabilità.

- “Proteggere i cittadini europei significa infine essere in grado di trovare risposte tecniche ed economiche efficaci in caso di crisi energetica. Nessun cittadino europeo dovrebbe essere abbandonato alla povertà energetica, anche quando una crisi internazionale perturba i mercati mondiali”.

“E infine, un’Europa che sia un faro grazie al suo modello democratico. Da diversi anni ormai sentiamo parlare di resilienza: l’Europa deve diventare resiliente agli shock economici, ai conflitti alle sue frontiere, alla crisi ecologica, alle crisi sociali, ecc. È ovvio che dobbiamo superare queste crisi e affrontare tali sfide: ma la resilienza è davvero l’unica finalità della nostra azione? Puntare sulla resilienza significa già in un certo qual modo dichiararsi sconfitti, definirsi vittime e vulnerabili. Più che la resilienza, l’Europa deve quindi ritrovare l’orgoglio del suo modello democratico. Dobbiamo fermamente desiderare che questo modello di democrazia, di libertà e di prosperità si diffonda, che attiri, che faccia sognare e non solo i nostri stessi concittadini europei, ma anche al di là delle nostre frontiere. Far risplendere il nostro modello democratico significa dimostrarne il successo, dimostrarne l’efficacia nelle sue politiche pubbliche e la capacità di ottenere risultati tangibili grazie a una ferrea determinazione.

Ecco oggi più che mai, in un tempo certamente non facile, in cui venti di guerra soffiano impetuosi, i vecchi equilibri mondiali scricchiolano e l’insicurezza e la paura del futuro sembrano i sentimenti prevalenti nella società, avremmo davvero bisogno che questo progetto di Europa, un’Europa – ha concluso il consigliere PD Francesco Pastorelli – dei popoli e dei diritti, patria e custode di sogni e speranze dei cittadini, spiccasse il volo come auspicava lui”. (s.spa.)

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